Vocabolario/1

Abusi, le parole della prevenzione: fiducia

In occasione della Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti promossa dalla Chiesa italiana, avviamo una rubrica mensile curata dal Servizio Regionale delle Diocesi lombarde per la tutela minori e adulti vulnerabili

Inizia una rubrica sulla prevenzione e la tutela curata dal Servizio Regionale delle Diocesi lombarde per la tutela minori e adulti vulnerabili. Ogni mese si fermerà su una parola chiave della prevenzione. In tre tempi: significato nella pratica educativa, domande per le relazioni educative personali e comunitarie, strumenti per l’approfondimento (nella foto, un dettaglio dell’immagine simbolica scelta dalla CEI per la IV Giornata nazionale di preghiera per le vittime di abusi, che ricorre il 18 novembre 2024).

 

Significato

La parola di partenza è “fiducia”, in sintonia con il titolo della IV Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti e di riflessione sulla realtà degli abusi, proposta dalla CEI, che ha proprio come titolo: “Tessere fiducia”.

La fiducia è la condizione fondamentale non solo per crescere, ma anche per vivere. La fiducia di base nasce e si costruisce nel rapporto con i genitori e permette di scoprire il valore profondo di sé stessi. La fiducia sperimentata e vissuta dona in seguito lo spazio e le condizioni per crescere nella fede in ogni cammino di educazione. Un dialogo nella fiducia è decisivo per comprendere e discernere le scelte della vita. Una relazione sicura di fiducia è necessaria per attraversare prove e lutti della vita.

In qualsiasi percorso educativo, ma in modo specifico nei cammini di accompagnamento e formazione nella fede, viene chiesto di aprirsi e confidarsi, cercando nella figura di una guida o di un responsabile un riferimento da ritenere affidabile e sicuro a motivo del suo ruolo, presupponendo che egli possa offrire sollievo, conforto, consiglio e orientamento.

Vi è dunque una potenziale vulnerabilità in ogni relazione educativa, pastorale e formativa, soprattutto in ambito cristiano. Da qui deriva una consapevolezza decisiva per la comprensione della dinamica degli abusi: l’abuso non è sempre sessuale, ma nel contesto ecclesiale è sempre spirituale e la porta di ingresso è la fiducia che viene manipolata. Proprio all’interno di questa relazione che dovrebbe offrire uno spazio sicuro di vita, di crescita umana e nella fede, purtroppo la fiducia viene gravemente tradita e nella persona si viene a creare una ferita intima e profonda che frammenta l’interiorità ed ostacola (“scandalo”) l’esperienza della fede. È proprio la certezza di essere depositario/a di una grande fiducia da parte di un altro/a che si apre e si confida, che “permette” a chi abusa di violare ciò che è più profondo approfittando dell’influenza di questo legame fiduciale.

 

Domande

Suggeriamo alcune domande per riflettere sia sul proprio stile personale di relazione verso chi chiede aiuto e consiglio, sia considerando questa dinamica in riferimento alle diverse figure educative/formative presenti nelle nostre comunità cristiane:

. Quali atteggiamenti custodiscono e rispettano una relazione di fiducia, quali atteggiamenti sono da evitare?

. Considerando alcuni “luoghi e spazi” più critici e a rischio, le relazioni educative e di aiuto, gli accompagnamenti personali e di gruppo, i contesti relazionali nei quali vengono amministrati sacramenti: quali attenzioni e regole per la prevenzione degli abusi e quali attenzioni e regole per custodire la fiducia accordata?

. Tenendo presente le proprie tradizioni e contesti, quali scelte e modalità come équipe di educatori e come comunità potrebbero essere migliorate o devono essere modificate?

 

Strumenti

Alcuni articoli potrebbero essere preziosi per la riflessione e il confronto comune:

“La fiducia tradita”, Il Segno, febbraio 2024, pp. 29-35.

“Il potere religioso e la fiducia”, Tredimensioni, n. 21 (2024), pp. 233-235.

18 Novembre 2024